Libri da divorare....

Va bene lo ammetto, io non leggo, mai abbastanza comunque e quando ho in mano un libro, non riesco a fare a meno di divorarlo.
Qualcuno di molto importante per ora per me, solo ieri, mi ha consigliato di leggere un libro.
Quindi, da persona molto paziente quale sono (ehm......), non potendo andare in libreria e visto che ormai il mio spazio negli scaffali di casa è esaurito, ho deciso dal mio caro tablet, di andare in una libreria virtuale, comunemente, quella di google e me lo sono acquistato. Vi posto una foto, così potete dargli un'occhiata se volete.

La prima parte del libro, credetemi, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi in più di un passo.
Mi commuoveva la storia di questa bimba adottata da una famiglia che viveva il lutto di un altro figlio, e che voleva enormemente dare amore, ma la piccola si sentiva quasi in obbligo di sostituire questo figlio mancante e comunque costantemente fuori posto, in una vita, che non sentiva come sua, in radici, che non riconosceva le appartenessero.

Ancora molta tenerezza, mi ha suscitato la mamma adottiva, che aveva paura.
Paura di perderla.
Paura che qualcuno la portasse via da lei.
Paura forse, anche di non essere all'altezza.

Non vi racconto la storia, per non rovinarvi la festa, ma per me, adottiva come la protagonista, devo dire che è stato molto emozionante.
Diciamo che non è esattamente il libro che mi piacerebbe scrivere, perché ad un certo punto le ns strade sono simili, ma le ns decisioni agli antipodi.

Ma due passi, devo dire, mi hanno colpito molto e senza svelarvi alcun che, vorrei parlarvene.
Il primo, diceva semplicemente "Voglio la mamma".  Il pianto cantilenato di una bambina, un pianto irrazionale ed improvviso, che ha bisogno di odore, di dolcezza, di protezione, di quell'amore preparato, aspettato, desiderato, che solo una Mamma, ti può dare. 
E purtroppo, che tu sia figlio naturale o meno, non tutte le donne, nascono per essere mamme, non tutti i figli, sanno farlo davvero.
Non sono condizioni naturali, non sempre. Ed avvolte bisogna che avvenga una gestazione e che porti poi, ad una vera e propria nascita di sé.
Voglio la mamma. Quante volte da bambina l'ho invocata, quante volte questa frase per paura, per timore, per vergogna, mi è rimasta sulle labbra o marchiata a fuoco nel cuore, anche da adulta.


L'altro passo. "Non pensavo che restare incinta fosse una cosa così difficile. 
- Qual'è il problema? - mi chiedeva mia madre.
- Adottare un figlio non ti basta?-
- Certo che mi basta-, dicevo io, ma non era quello il punto; mi sentivo in dovere di mettercela tutta, di generare una mia eco biologica, di rivedermi in un'altra persona che fosse imparentata con me al massimo grado e che ce l'avesse scritto in fronte."

Ecco, l'importanza delle radici.
Mio marito, quando i figli non arrivavano, non capiva perché, proprio io che ero stata adottata, non riuscivo a concepire la possibilità di un'adozione.
In linea teorica, non esisteva alcun motivo, io ero stata una donna fortunata infondo, ma il punto è proprio quello toccato dall'autrice del libro.
Io avevo bisogno di radici mie, di somiglianze, di parte di me e del mio compagno di vita, di occhi in cui specchiarmi, mani piccole che ricordano le mie, da stringere.
Volevo che ricordasse me, suo padre e che non dovessi passare le mie notti, chiedendomi a chi somigliasse, chi avrebbe visto domani, guardandosi allo specchio.
Non volevo che accadesse a lui, ed a me, nuovamente, l'agonia del non riconoscersi, del non aver passato, di non sapere cosa si è.
Non potevo rivivere di nuovo la stessa agonia che mi aveva perseguitato per troppi anni, nella mia vita. Anni di sofferenza, di solitudine, di amarezza.
Volevo che la storia smettesse di ripetersi, volevo che si compisse.
Volevo per una volta nella vita, sentirmi come gli altri.
Ed oggi, guardando negli occhi mio figlio, rivedo me, ma lui, rispetto a me, ride sempre.
Oggi, dopo una vita a cercare il mio posto nel mondo, sentendomi sempre fuori posto, fuori luogo, senza un posto veramente mio, riesco ad essere finalmente, dove voglio e sento di appartenere al posto in cui sono.
E con le persone che ho voluto a percorrere la mia strada.
E credetemi, è una sensazione di grande liberà, di grande leggerezza.

Spero, di non aver svelato troppo, e credo di non aver svelato nulla.
Se avete tempo, leggetelo e chissà, magari un giorno, vi suggerirò di leggere finalmente il mio. Il libro di me, che esiste da tempo innumerevole nei miei pensieri e nei miei sogni.

Commenti

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